PROGETTO GONDWANA: diritti umani e immigrazione: l'incontro e le esperienze

Nelle ultime tre settimane ho partecipato insieme alla mia classe al progetto Imparare Sentendo, promosso dall’associazione Gondwana, formata da persone che hanno prestato servizio civile in Paesi del mondo in cui la situazione è di grave emergenza. Gli incontri con questa associazione sono stati tre, e ognuno di essi si è svolto in maniera diversa e con modalità differenti. Nel primo, di lunedì 7 ottobre, si sono affrontati, in maniera generale, i Diritti Umani. Ho trovato questo primo incontro molto interessante, soprattutto perché mi ha aiutato a conoscere meglio dei diritti fondamentali che appartengono a me e a tutti gli esseri umani per il solo fatto di esistere.

Nel secondo, del 14 ottobre, si è cominciato ad affrontare il tema centrale del progetto, ovvero la migrazione, concentrandosi ovviamente sulla situazione italiana, e alcune cose mi hanno lasciato perplesso. Infatti, nonostante abbia trovato molto interessanti le storie, molto toccanti, dei due ragazzi (un siriano e un maliano) che hanno raccontato di come sono arrivati in Italia, ho trovato incompleti i dati forniti dalla dott.ssa Gloria Volpe riguardo all’immigrazione. Si è infatti parlato di 189mila rifugiati presenti in Italia, pari circa al 3‰ della popolazione. Mi ha sorpreso il fatto che questo sia stato l’unico numero presentato, poiché grazie alla ricerca personale ho scoperto che in Italia, secondo le stime della Fondazione Iniziative e Studi sulla Multietnicità (le più recenti da loro effettuate, risalenti al 1/01/2018) vi sono circa 6 milioni 108mila migranti, di cui 533mila privi di regolare permesso di soggiorno, quindi circa l’8,7% del totale a fronte dell’8,2% dell’anno precedente. Con questi numeri intendo semplicemente dire che avrei gradito un quadro più completo della situazione.

Nel terzo incontro si è invece svolta una simulazione: a ciascuno di noi è stata assegnata una storia (vera), in cui ci si doveva immedesimare. Abbiamo simulato una traversata sul Mediterraneo piena di difficoltà conclusasi con il salvataggio da parte di una ONG e con la simulazione dell’iter necessario per essere accolti in Italia. Da una parte l’ho trovata interessante, e anche molto coinvolgente, ma, siccome le persone le cui storie c’erano state affidate erano spesso sprovviste di documenti, per il diritto internazionale, a meno che non venga loro riconosciuto l’asilo politico, la protezione (sussidiaria o umanitaria) o lo status di rifugiati, esse sono immigrati irregolari. Mi sarebbe piaciuto, per evitare qualsiasi perplessità, fare un dibattito per poter proporre soluzioni ai problemi che sono stati presentati.

Per concludere, ho trovato questi tre incontri molto interessanti sotto alcuni aspetti, come quello dei Diritti Umani. In futuro mi piacerebbe partecipare ad altri incontri su temi diversi, legati ai Diritti Umani. Credo che sarebbe ancora più proficuo se gli incontri finissero con un dibattito in cui ciascuno potesse esprimere la propria opinione e porre domande per trovare risposte a ogni perplessità, perché sono convinto che questo arricchirebbe ogni persona. Gianluca 5^LLE

TESTIMONIANZA GLORIA

Durante il mio servizio con famiglie vittime di conflitto armato in America Latina una delle consuete riflessioni che facevo era come avrei potuto trasmettere questa realtà così diversa al lato di mondo da cui io provenivo. Trasmettere l’assurdità per cui solo rispetto l’emisfero in cui si nasce la realtà si capovolge e assume nuove priorità e significati. E per farlo, partire dalle scuole per me era una sfida e una scommessa.

L'idea dei laboratori è nata in Ecuador, per comunicare una realtà, un'emozione, un vissuto a chi disconosceva completamente cosa vivessero i rifugiati che scappavano dal conflitto colombiano e cercavano asilo in quelle terre, in un parallelismo molto simile a quello che esiste qui in Italia con i migranti che, se sopravvivono al viaggio, attraccano sulle nostre coste.

Sono una ragazza che fa parte di un popolo, di una generazione privilegiata che non è stata mai coinvolta nella guerra, se non attraverso gli occhi degli altri, le loro storie e il dolore per la morte di chi è stato ingiustamente ucciso a cui volevo un bene enorme. Alcune cose ti segnano per sempre, anche se tu non ne sei il protagonista e riportare la realtà di un mondo a quella di un altro spesso sembra un’impresa impossibile, tuttavia necessaria. Due realtà così lontane, di cui spesso le persone sono l’unico ponte per attraversarle.

Credo che i giovani rappresentino davvero la speranza di riportare una buona dose di umanità a questo mondo così meccanico, dove tutto è ricondotto a numeri e calcoli. E credo sia giusto approcciarsi a loro come noi vorremmo che ci insegnassero le cose, cioè coinvolgendoci. Spesso non c’è modo migliore per imparare se non attraverso l'esperienza diretta; vivere le cose sulla propria pelle, perché quando il dolore è degli altri, pesa sempre la metà del nostro.

Era la prima volta che sperimentavo degli incontri sui diritti umani con questa metodologia in una scuola italiana e, l'emozione di poterlo fare nella mia lingua, per la mia gente, nel mio territorio, era davvero tanta, soprattutto per l’incognita più grande: la reazione degli studenti. Il primo giorno che ho messo piede nelle aule della scuola S. Giuseppe del Caburlotto, come per l’ingresso in qualunque gruppo nuovo di persone, risalta subito chi ha un atteggiamento propositivo o curioso, chi quello di sfida, chi parte prevenuto o chi ti prende per l’idealista di turno. Per me difendere i diritti umani non è buonismo, ma un credo fondamentale che spero di essere riuscita a trasmettere. Un’utopia da raggiungere, che come diceva qualcuno, sono lontane per farci camminare.

Sicuramente, uno dei risultati più belli di questi incontri è stato vedere un cambio nell'atteggiamento di alcuni studenti: tra di loro, durante l'incontro e verso di me o i ragazzi che mi hanno accompagnato, per i quali sentivo una grandissima responsabilità esponendo le loro vite alla mercé di sconosciuti. Spesso la postura, lo sguardo, le espressioni del viso, insomma il linguaggio del corpo, comunicano più di mille parole.

Il primo giorno ho avuto la conferma di aver conquistato in parte la loro fiducia e seminato in loro interesse e curiosità verso quello che avremmo affrontato negli incontri successivi. La storia sui libri diventa noiosa se si pensa che è solo un racconto, ma quando la storia ce la racconta chi l'ha vissuta sulla propria pelle, questa rimane impressa e diventa indelebile. Durante il secondo incontro le sedie erano già in cerchio, unica forma in cui nessuno resta escluso.  I ragazzi che hanno raccontano il loro frammento di vita in un religioso silenzio hanno in-segnato (dal latino, lasciare il segno) più di un seminario accademico. Gli studenti sono stati testimoni dei loro ricordi e del loro dolore che, quando si ricevono in regalo si è obbligati a custodirli per sempre e tutti li hanno accolti con grande rispetto e compassione.

Durante la terza giornata, è avvenuto un piccolo miracolo. La dinamica di simulazione, grazie a un atto di estrema fiducia, ha permesso a molti di loro di mettersi nei panni di un migrante africano che sfuggiva da un caso di persecuzione e affrontava prima il viaggio e poi l’iter burocratico in Europa. Molti degli studenti hanno capito per un piccolo, piccolissimo frammento della loro vita cosa si prova a stare dalla parte del diverso, dell’emarginato, del perseguitato. A salvarli, nel gioco, c’era invece un rifugiato che quello che gli studenti hanno interpretato lo ha vissuto per davvero e che, quando mi ha dettato la sua testimonianza sull’esperienza, mi ha ringraziato infinite volte perché finalmente è riuscito a processare tutto quel dolore e liberarsene, regalandolo agli altri. Le emozioni emerse alla fine sono state molteplici: paura, dolore, incredulità, solitudine, frustrazione. Emozioni che se custodite e trasformate in energie positive possono agire per un cambio importante nella nostra società.

Prima di essere bravi studenti e professionisti in futuro, dovremmo formarci come esseri umani. Questa è la responsabilità più grande che compete le scuole. Ringrazio quindi tutte le persone che hanno permesso questo piccolo/grande miracolo. Le responsabili della scuola per avermi aperto la porta “a scatola chiusa”, le persone che mi hanno accompagnato per essersi affidate a me e gli studenti per aver avuto fiducia, rispetto, curiosità e soprattutto, grande sensibilità dimostrando che la fiammella che esiste in loro, se alimentata, può diventare in futuro un potentissimo fuoco.

TESTIMONIANZA MAJD (Siria)

Grazie per la vostra disponibilità, accoglienza e per aver condiviso del vostro tempo con noi sentendo le nostre storie ed entrando in una nuova realtà, e pure aver avuto fiducia in noi quando avete fatto l'esperienza nel gommone.

È stato tutto bello vi ringrazio tanto e spero di rivedervi presto! Majd Afisa

 

TESTIMONIANZA MAKAN (Mali)

Quando Gloria mi ha chiesto “come sei arrivato qui?” ho pensato “ma questa che vuole oh?”. Quasi mi veniva da ridere. Per me il senso di questo è fiducia, solo fiducia. Io prima quando sono arrivato nemmeno ci parlavo con i bianchi. Non parlavo con nessuno. Camminavo sempre da solo. Stavo camminando con un dolore grande e raccontare alle persone è difficile. Io piango solo dentro, fuori non sono in grado. Io non parlo del mio passato con nessuno, però con loro mi sono liberato. È stato difficile. Tanto dolore. Per me è stato bello aprirmi con loro, mi sono fidato, aperto. Non credevo. Sono rimasto tre giorni perso, senza parole, ma mi sono liberato dal male del passato. Raccontare il tuo dolore mi ha fatto pensare che è una cosa molto bella. Ho raccontato a tutti i miei compagni di casa, ho mostrato le foto, tutti sono rimasti molto contenti.

Non avevo mai avuto occasione di conoscere giovani come me che potessero capire la mia difficoltà.

Alcuni pregiudizi che avevo anche io sugli italiani sono andati via. Quando sono arrivato qui avevo paura del colore delle persone, ora sono libero. Come liberarsi di un muro. Voglio raccontare quello che è successo nel mio viaggio anche a mia madre. Ho pace nel mio cuore e penso solo al futuro migliore, sono contento. Io lo so che sono coraggioso e forte, ma sentirtelo dire da un’altra persona è diverso. I loro consigli mi hanno dato coraggio. Mi hanno detto che posso vivere ancora. Grazie a tutti.

Il feedback dei nostri studenti sul progetto

Questa è stata una delle esperienze scolastiche più belle che io abbia mai fatto, mi ha regalato una visione completamente diversa dalla mia e mi ha arricchito nel profondo. Specialmente l’incontro con i ragazzi è stato pieno di forti emozioni tanto che ho pianto. Spero di aver modo di fare un’altra esperienza così. Cecilia 4^ Lsc

I tre incontri svolti riguardanti i diritti umani sono stati molto ben sviluppati senza distogliere l’attenzione dai veri problemi. Tramite l’utilizzo di attività basate su giochi gli animatori sono riusciti a rendere un argomento così delicato e attuale molto leggero. E’ stata un’esperienza che mi ha insegnato molto e mi ha reso più cosciente delle difficoltà che affrontano le persone per arrivare in Europa e i rischi che corrono. Francesco 4^ Lsc

I tre incontri con l’Associazione di Gloria sono stati molto interessanti e stimolanti perché mi hanno dato una maggiore profondità percettiva riguardo al tema dei rifugiati. Gli incontri che mi sono piaciuti di più, personalmente, sono stati gli ultimi due perché sia tramite le storie di Majed e Makan sia con la simulazione in Aula Magna mi sono sentito coinvolto dal punto di vista fisico che emotivo. Anche il primo incontro è stato interessante dato che mi ha trasmesso molte informazioni sui diritti umani e sulla loro storia. Consiglio di far provare questa esperienza ai futuri quarti e quinti licei perché penso sia un progetto bello e utile per sensibilizzare le persone su un tema che ci appartiene sempre di più. Federico 4^ Lsc

Durante queste settimane siamo venuti a conoscenza di una realtà un po’ diversa dalla nostra che spesso viene sottovalutata. Gloria è una persona spettacolare, come ho scritto nella lettera che le ho inviato, qualsiasi cosa lei faccia ci mette tutta se stessa e il suo impegno ci arriva al cuore. Oltre a concetti relativamente importanti nella vita ci ha insegnato a guardare con occhi diversi l’ambiente circostante superando pregiudizi di ogni genere. L’ultimo incontro è stato il vero punto di svolta della nostra visione statica rispetto ai rifugiati. Abbiamo simulato il percorso di un rifugiato immedesimandoci in lui. Ringrazio Gloria per ogni gesto che ha fatto per noi e per il bellissimo abbraccio che mi ha dato dopo aver ricevuto la mia lettera. Denise 5^ Lsc

Penso che questi incontri siano stati davvero importanti, perché quando sentiamo e vediamo queste cose al telegiornale, non ci mettiamo mai a pensare veramente a queste persone che rischiano la loro vita pur di salvarsi dalle condizioni in cui si trovano, inoltre è stato utile perché molte cose non le sapevo o le ignoravo. Tutto questo ci ha fatto riflettere e comprendere meglio che siamo davvero fortunati. Carlotta 5^ Lsc

Gli incontri svolti durante queste tre settimane sono stati diversi dal solito e utili, dal primo all’ultimo. In particolare, per quanto mi riguarda, la cosa che più ha fatto riflettere è stato l’ascoltare le storie di due ragazzi emigrati dai loro Paesi d’origine. Dopo questi incontri la mia visione su ciò che ho di fronte ogni giorno è di gran lunga cambiata. Ho capito che non bisogna mai fermarsi all’apparenza, ma bensì cercare di scoprire cosa una persona ha vissuto e cosa ha da dire. Ci terrei quindi a ringraziare tutti coloro che sono venuti a parlare con noi, soprattutto tutti coloro che ci hanno aperto la mente. Elisa 5^ Lsc

Il tema dei rifugiati era già un argomento a me caro, ma questa esperienza mi ha fatto riflettere ancor di più di quanto potessi pensare. Credo che sia una iniziativa da fare in tutte le scuole, così da informare e sensibilizzare i giovani su un argomento così importante come le migrazioni. Ringrazio Gloria e i ragazzi per avermi trasmesso storie che porterò sempre con me. Gianmarco 5^ Lsc

Gli incontri svolti nel corso di queste tre settimane mi hanno permesso di avere delle delucidazioni sul tema dei diritti umani e delle migrazioni. Ho compreso i sentimenti di migliaia di migranti grazie alle interessanti testimonianze di due ragazzi che hanno vissuto in prima persona esperienze difficili e surreali. Inoltre i progetti sono stati ancor più interessanti grazie ai metodi usati dai ragazzi che hanno reso le lezioni oltre che formative anche divertenti. Gabriel 5^ Lsc

Nei precedenti lunedì abbiamo avuto l’opportunità di conoscere i rappresentanti dell’Associazione Gondwana. Quest’ultima ci ha permesso di comprendere appieno quali sono i Diritti Umani e ci ha dato anche l’opportunità di conoscere cittadini di diverse culture che ci hanno raccontato la loro storia. È stato molto interessante; un’esperienza che spero di rivivere perché ci fa realmente capire che “siamo tutti uguali”, senza distinzioni di razza, colore, genere, ecc. L’ultimo incontro, però, ci ha fatto capire che molti ancora soffrono per essere accettati. I profughi, ad esempio, vivono con la paura e il terrore di non essere accettati, eppure hanno il coraggio di mettersi in gioco ed arrivare nelle nostre città, rischiando la vita e perdendo la loro famiglia. Sofia 5^ LLE

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